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La Celletta prende il nome dai proprietari della stessa: la famiglia Buscaroli, di cui è attualmente riferimento Luciano.
Non conosciamo con esattezza quando essa venne eretta, abbiamo notizie da Padre Serafino Gaddoni che, nel suo IV Volume di “Le chiese della Diocesi di Imola” riedito dall’Archivio Diocesano di Imola, afferma che esisteva già nel 1616 una non più precisamente identificata celletta che venne requisita (VP 1616 ottobre 25, c. 145.) Non possiamo tuttavia accertare che la Celletta del 1616 sia la celletta a cui ci riferiamo oggi.
Ad ogni modo dalla fin dell’Ottocento, la Celletta Buscaroli esiste, è privata ed è ubicata lungo la Via Raggi. Essa conserva una effigie della Vergine venerata col nome di Madre del Buon Consiglio (in latino Mater Boni Consilii) che risulta essere uno dei titoli con cui viene invocata Maria, madre di Gesù, anche nelle tradizionali litanie mariane. Questo titolo è di antichissima origine e diventò assai popolare dopo il rinvenimento dell’immagine di una Vergine con il bambino nel santuario di Genazzano. Da queltempo la devozione fu diffusa dai frati agostiniani che ufficiavano nella chiesa. Nel 1903 papa Leone XIII aggiunse alle litanie lauretane l’invocazione Mater Boni Consilii.
La sua esistenza è legata a due fatti ritenuti popolarmente religiosi di cui mi ha dato testimonianza più volte il signor Buscaroli.
Il primo inerisce la Seconda Guerra Mondiale: durante i bombardamenti di aprile 1945, la Chiesetta venne totalmente demolita, l’unico pezzo d muro rimasto intonso e perfetto era quello che tiene su l’effigie sacra della Vergine.
Il secondo fatto, risale alla metà del 1900, periodo in cui la Celletta venne interessata da diversi furti con scasso. In un giorno del periodo estivo, il giovane Buscaroli si accorse di un furto perpetrato nella celletta, i ladri avevano rubato anche la sacra effigie. Nel frattempo in paese alla altezza della attuale Via Marughetta, degli operai trovano in un cespuglio vicino a delle macerie edili l’immagine della Vergine, di cui ignoravano ogni informazione, la prendono e la caricano nl carretto trainato da due bovini. Imboccata proprio la strada della Via Raggi, i bovini che trainavano il carretto inchiodano alla altezza della Celletta, che andando verso nord si trova a sinistra della percorrenza, dopo aver battuto le bestie per farle nuovamente procedere, girandosi verso la Chiesetta, gli operai notano che essa aveva la porta di ingresso aperta e compresero che era avvenuto qualcosa di anomalo. Dopo aver ben inteso del furto, accortisi che l’effigie era mancante, compresero che l’immagine da loro ritrovata era appartenente alla refurtiva de furto sacrilego, e la riapplicarono nella sua sede.
Di questi due eventi, che si possono quanto meno definire inspiegabili se non prodigiosi, ha chiara memoria anche S. E. R. Mons. Tommaso Ghirelli, vescovo emerito di Imola che resse la diocesi dal 2002 al 2019.
Gaddoni padre Serafino, Le Chiese della Diocesi di Imola, Volume IV, Bassa Imolese, archivio diocesano di Imola ed.2009.
Giovanni Magnani, Sesto Imolese tra cronaca e storia, Nuova Grafica, Imola, 1994, pp. 128.
Monica Marocchi, Una lapide ritrovata: sulle tracce dell’Antico oratorio del Santissimo Salvatore e del patrizio Nicolò da Carpi “il barbero”, classificazione Dewey 726.509454142, Imola, inserto ne Il sesto miglio , P. 9-14 : ill., 2015.
Guerrino Pelliccia e Giancarlo Rocca (curr.), Dizionario degli Istituti di Perfezione (DIP), 10 voll., Edizioni paoline, Milano 1974-2003.
Guillermo Pons, Le litanie della Vergine Maria, Paoline, Torino 2003. ISBN 88-315-2509-3.
Antonio Riccardi, Storia dei Santuari più celebri di Maria Santissima, t. II, Napoli 1846.
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